Green Sally - 2014 - Half Bad by Green Sally

Green Sally - 2014 - Half Bad by Green Sally

autore:Green Sally [Green Sally]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


raccontargli tutto. Ma quando apro gli occhi, se ne è andato.

Giorno cinque. Laviamo i piatti, e io intanto cerco di raccogliere il coraggio per dire a

Gabriel dei Cacciatori. Lui mi passa una tazza da asciugare, e quando faccio per prenderla

lui la trattiene per un momento prima di lasciarla, e così devo tirare un po’, e intanto lui

dice: «La Svizzera è un grande Paese. Ci sono pochi Incanti Bianchi, nessuno a Ginevra, e

qui i Neri sono affidabili. Ma ci sono i Mezzo Sangue che se dovessero vederti ti

venderebbero subito. I Cacciatori li usano.»

Questo è il modo di Gabriel di dire che sa della mia fuga dall’appartamento.

Asciugo la tazza.

Dice: «Ginevra è una città meravigliosa, non pensi?»

Un altro suo modo di dire che sa della mia fuga dall’appartamento.

Lo mando a quel paese.

«Non dovevi lasciare l’appartamento.» E questo è il suo ultimo modo finale di dire che

sa della mia fuga dall’appartamento.

«Allora portami da Mercury.»

«Come faccio a sapere che non sei una spia? Che non sei andato a incontrare qualche

Cacciatore?»

Lo fisso. E nei suoi occhiali da sole vedo questo ragazzo desolato fissarmi di rimando.

«Come faccio a saperlo, se non mi parli?»

Lo mando di nuovo a quel paese ed esco sulla terrazza.

Quando torno all’appartamento, Gabriel se n’è andato.

Non so che fare con lui, ma di sicuro non gli racconterò la storia della mia vita. Decido

di segnare il tempo con le sbarre, come ho visto fare in un film ambientato in un carcere.

Incido nel muro vicino alla finestra piccole linee verticali, e concludo con una più lunga, a

tagliare le altre in diagonale.

Guardo fuori dalla finestra per un po’ e faccio le flessioni. Poi guardo dalla finestra. Poi

faccio addominali e qualche altra flessione. Guardo per un po’ fuori dalla finestra, e poi

arriva il turno di un po’ di pugilato a vuoto. Poi vado di nuovo a controllare fuori dalla

finestra.

Qualsiasi cosa dicessi a Gabriel, non credo che farebbe molta differenza, ormai.

Potrebbero essere tutte bugie. Lui lo sa di certo.

Mi butto sul divano. Poi mi alzo. Poi mi butto di nuovo giù.

Non racconterò nulla di vero sul mio conto a Gabriel, mai.

Mi alzo. Ho bisogno di fare qualcosa.

Decido di accendere il fuoco, il che significa stare vicino al camino, infilarci la testa

dentro. Servirebbe più tiraggio, ma quello non so come ottenerlo, quindi pulisco, tolgo più

fuliggine che posso, ed è allora che trovo una piastrella di ardesia che sporge dalla parete e

cerco di smuoverla un po’, poi trovo un mattone che viene via e una grossa scatola piatta di

latta nascosta in una fessura sopra il mattone.

Con il camino pulito e l’ardesia di nuovo al suo posto il fuoco scoppietta, ma io sono

nero di fuliggine. Ho bisogno di lavare tutto. Entro nella vasca con i vestiti addosso. È un

modello antiquato, che si regge su sostegni a forma di zampa di leone, profonda ma non

molto larga. Appena entro, l’acqua diventa grigia. Mi tolgo i vestiti e li butto sulla terrazza;

me ne occuperò dopo. Ho un cambio. Ho perfino due paia di calzini.

Rimetto l’acqua. C’è una piccola spazzola per unghie; me la passo sui piedi e sulle mani

ma lo sporco è sotto la pelle e non viene via.



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